Compatibilità tra le professioni e il network marketing

Quando si lavora in proprio, naturalmente, si può fare un po’ quello che si vuole, ma quando si è dipendenti potrebbero esserci delle limitazioni allo svolgimento di un secondo lavoro e questo vale anche se si vuole fare l’addetto alle vendite nei, cosiddetti, momenti liberi.

Dipendenti nel settore privato

Per i dipendenti nel settore privato generalmente le restrizioni sono minime, tuttavia, il suggerimento è di leggere con molta attenzione il contratto di lavoro perché potrebbero esserci delle clausole che limitano lo svolgimento di altre attività, soprattutto se le due attività entrano, in qualche modo, in concorrenza l’una con l’altra.

È ovvio che, se in quest’ultima fattispecie, anche se il contratto di lavoro non prevede nulla in merito, il datore di lavoro potrebbe risentirsi, infatti, non è assolutamente piacevole vedere un proprio dipendente praticare una seconda attività che è in concorrenza con la sua azienda. In questo caso, più che le clausole e la legge, bisogna semplicemente far prevalere il buon senso. È preferibile fare una scelta, comportarsi con lealtà e sincerità. Sono comportamenti, o se preferite, qualità sempre più rare e, proprio per questo, molto apprezzate.

Molto dipende anche dal tipo di contratto di lavoro, part-time o full-time, dal settore e dalla struttura aziendale di cui si è dipendente. In linea di massima, come già detto in precedenza, non si riscontrano grossi problemi per i dipendenti di aziende private e, a riprova di ciò, ci sono tantissime persone che svolgono l’incarico di addetto alle vendite come secondo lavoro. I soldi non bastano mai e poter contare su una seconda entrata è senza ombra di dubbio qualcosa di molto interessante soprattutto se si tratta di fare un’attività estremamente flessibile.

Dipendenti iscritti agli albi professionali

Le cose sono leggermente più complicate quando una persona è iscritta ad un albo professionale, i medici, ad esempio, devono essere autorizzati dal proprio Ordine professionale, quindi, in questo caso, prima di iniziare, è meglio formulare un quesito al proprio Ordine professionale, questo consentirà di eliminare qualsiasi dubbio e mettersi a riparo da spiacevoli e dannose azioni disciplinari.

Dipendenti del settore pubblico

Nel caso dei dipendenti pubblici il ragionamento diventa un po’ più articolato e complesso, ma la regola aurea rimane sempre la stessa, cioè, la risposta la trovi sempre nel tuo contratto di lavoro. Ad ogni modo, facciamo una panoramica andando ad analizzare quale caso specifico, prima di iniziare però, a scanso di equivoci e malintesi, è necessario fare un piccolo preambolo.

Abbiamo visto che il network marketing, anche se è più corretto parlare di vendita diretta con sistema provvigionale multilivello, è un’attività assolutamente legale anche in Italia, quindi, il fatto che si possa fare o meno come secondo lavoro non ha nulla a che vedere con il rispetto della legge, l’incompatibilità va analizzata su questioni squisitamente contrattuali e niente altro.

Nella legge 173 del 2005, all’articolo 3, viene specificato che “L’attività di incaricato alla vendita diretta a domicilio senza vincolo di subordinazione può essere esercitata, senza necessità di stipulare un contratto di agenzia, da soggetti che svolgono l’attività in maniera abituale, ancorché non esclusiva, o in maniera occasionale, purché incaricati da una o più imprese”, quindi, il fatto che non è richiesta la stipula di un contratto di agenzia, consente, alla maggior parte dei dipendenti, anche pubblici, di svolgere l’attività di incaricato alla vendita diretta, infatti, la maggior parte delle aziende di vendita diretta non richiedono la firma di un contratto. Ovviamente, questo è vero fintanto che si tratta di un’attività che può essere inquadrata come “occasionale”.

C’è anche un’altra considerazione da fare, cioè, normalmente, chi inizia a fare vendita diretta lo fa acquistando ed utilizzando i prodotti, pertanto, nessun contratto di lavoro può vietare di comprare e usare dei prodotti, né, tantomeno, può impedire di suggerirli ad altri.

In linea di principio, quindi, stando a quanto stabilisce la normativa, non ci sono elementi specifici che impediscono ad un dipendente pubblico di fare l’addetto alla vendita diretta come secondo lavoro.

Molto spesso, per evitare di affrontare la situazione, ho assistito a tante situazioni in cui il codice attività è stato intestato alla moglie, al figlio, al fratello o ad un altro familiare, è vero, nessuno potrà dirti niente, ma a mio avviso non è proprio un comportamento da elogiare e il messaggio che passa e decisamente poco etico.

Quanta fiducia può ispirare uno che lavora sotto falso nome? Non lo so, ma vorrei chiudere qui quest’argomento per evitare di passare per moralista, ma preferisco una soluzione definitiva a questi piccoli sotto e fuggi da furbetto italiano.

Ecco perché a chi lavora a tempo pieno nella pubblica amministrazione, per evitare qualsiasi tipo di problema, continuo suggerire di visionare con molta attenzione il proprio contratto di lavoro, magari insieme al responsabile dell’ufficio amministrativo che si occupa dei contratti dei dipendenti e, insieme a lui, cercare di trovare la soluzione migliore, ammesso che esista, ma se la soluzione non c’è, allora c’è solo da fare una scelta.

Non sto dicendo che bisogna licenziarsi, la mia è una pura e semplice considerazione. Se ti avvicini ad un altro lavoro, molto probabilmente quello che fai non ti soddisfa. Può essere una questione economica, può trattarsi di ricerca di gratificazione, possono esserci tantissimi altri motivi. Cercali, mettili per iscritti, dagli il giusto valore e, alla luce di tutto questo, scegli se continuare ad essere agganciato al rimorchio dello stipendio fisso oppure è arrivato il momento di rimettersi in gioco per puntare a qualcosa di più grande.

Non c’è niente di male ad essere dipendenti, non ho nulla contro lo stipendio fisso, ma quando sei attratto da qualcosa significa che quello che hai non ti basta più, quindi, è naturale che in questo caso si facciano delle considerazioni. La propria soddisfazione passa solo attraverso la realizzazione del proprio scopo e nessuno potrà raggiungerlo al posto tuo. A te la scelta.

I tempi cambiano per tutti, anche per i dipendenti pubblici. Il posto di lavoro statale, uno dei grandi sogni degli italiani, ha sempre vissuto fortune a corrente alternata. Ci sono stati momenti in cui le persone hanno fatto di tutto per accaparrarsi una scrivania, poi, per molti anni, è stato quasi snobbato, oggi, invece, a causa anche della crisi economica e del mondo del lavoro tradizionale, sono davvero tanti quelli guardano con interesse al posto statale, alla sicurezza che lo stipendio, anche se non certo di livello, può dare.

Ad ogni modo, bisogna dire che anche l’impiego presso le amministrazioni pubbliche è cambiato e non poco, infatti, anche il lavoro pubblico oggi assume i connotati della precarietà. Ci sono valanghe di contratti a tempo determinato e tantissimi vincitori di concorsi che non vengono mai immessi nel ruolo. Anche nel pubblico impiego si vive una vera e propria tragedia lavorativa.

Insomma, è vero che è diventato molto difficile riuscire a strappare un contratto a tempo indeterminato nel pubblico impiego, ma è altrettanto vero che una volta immesso nel ruolo difficilmente lo perdi e, quasi sempre, lo lasci solo per andare in pensione. Un percorso dalla retribuzione sicura, ma quasi sempre non particolarmente elevata. Insomma, come ogni altro lavoro, anche il “posto statale” ha delle luci e delle ombre con cui bisogna misurarsi e convivere. Alle tante certezze si contrappone, senza dubbio, molta rigidità, ma tutto cambia ed evolve e, ovviamente, anche il pubblico impiego non si sottrae a questa regola della natura.

Una casistica molto frequente riguarda i militari e i poliziotti che si avvicinano al mondo della vendita diretta con l’intenzione di diventare distributori indipendenti, pertanto, credo che valga la pena dedicarci qualche riflessione, fermo restando che la regola rimane sempre la stessa, cioè, la soluzione migliore deve essere trovata insieme all’ufficio preposto dell’amministrazione con cui si lavora.

A tal proposito è utile segnalare che il Ministero della Difesa ha emanato delle “Disposizioni in materia di esercizio di attività extraprofessionali retribuite da parte del personale militare”.
Sia per il personale militare sia per quello civile che lavora a tempo pieno per il Ministero della Difesa, vale il principio di esclusività di cui all’articolo 98 della Costituzione italiana, il quale sancisce che “I pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione”.

Anche se, in realtà ci sono alcune attività che possono essere svolte come secondo lavoro anche dai militari, per esempio, i militari possono collaborare con testate giornalistiche, di consulenza o di formazione, ma vengono escluse in modo piuttosto tassativo quelle di commercio o comunque di vendita diretta, tuttavia, la norma prevede la possibilità di richiedere il rilascio di autorizzazioni per lo svolgimento di attività retribuite da società private. Per alcune attività, infatti, basta una comunicazione all’amministrazione di appartenenza, per altre è necessaria un’autorizzazione, che potrebbe anche non arrivare mai. Per quanto detto sopra, i militari non possono lavorare nella vendita diretta ecco perché quelli che lo fanno, spesso, ricorrono al sotto e fuggi del furbetto italiano affidando la titolarità del codice ad uno della famiglia. Ho già detto cosa penso in merito, quindi, la chiudo qui.

Un discorso del tutto analogo può essere fatto per poliziotti e vigili del fuoco perché anche in questo caso c’è incompatibilità, ovvero restrizioni importanti, con l’attività di addetto alla vendita diretta. Anche in questo caso servono autorizzazioni particolari per svolgere una seconda attività, normalmente, le autorizzazioni vengono concesse solo se non ci sono conflitti di interessi, né reali né potenziali e poi, anche se dipendono dal Ministero degli Interni, vale comunque il principio di “esclusività”.

Cerchiamo di sintetizzare tutto quello che abbiamo detto fino a qui sui dipendenti pubblici e la possibilità di svolgere una seconda attività, con particolare riferimento al mondo della vendita diretta. Il distributore di un Multi Livel Marketing è semplicemente un distributore indipendente non soggetto alla sottoscrizione di un contratto di lavoro e che svolge la sua attività in modo libero, occasionale, senza orari o restrizioni e questo la rende il secondo lavoro ideale quasi per tutti. Questo però non vale per i militari e le forze dell’ordine. Per loro servono autorizzazioni che è difficile, anzi, quasi impossibile ottenere.

Conclusioni

Alla luce di quanto detto, a prescindere da quello che fai, se sei un dipendente, specialmente nel pubblico impego, prima di iniziare qualsiasi attività, soprattutto se si tratta di vendita diretta, confrontati con l’amministrazione presso la quale lavori, è l’unico modo che può evitarti noie, fastidi e brutte sorprese con il lavoro che svolgi. Poi, una volta che ti sei informato e formato sull’argomento, potrai valutare e fare la scelta che ritieni più opportuna per te e per le persone che fanno parte della tua vita.

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