Il Prof. Livio De Santoli è prorettore alla sostenibilità dell’Università La Sapienza e Presidente del Coordinamento FREE, il gruppo delle 26 associazioni nazionali dedite alle energie rinnovabili e all’efficienza energetica e ha presentato il suo ultimo libro a Roma, durante il convegno Avangard di fine 2021 dal titolo “La casa del consumatore intelligente”.

Professor De Santoli, come mai ha voluto mostarci questa immagine?

Io non so quanti di voi la conoscono (è la copertina dell’album dei King Crimson, 1969) ma c’è un motivo per cui ve la mostro: l’uomo schizoide del ventunesimo secolo.

Perché è schizoide?

Perché l’uomo già all’epoca non stava capendo nulla e sarebbe stato egli stesso causa del suo disastro, della sua catastrofe. 

Naturalmente parla della questione ambientale. Nel 2011 usciva il suo “Le comunità dell’energia”, quando di comunità di energia credo che non ci fosse nessuno al mondo a parlarne, e successivamente “Territorio 0”, altro progetto possiamo dire visionario, scritto a quattro mani con Angelo Consoli. Quest’anno invece lei ha pubblicato il suo ultimo libro, “Energia per la gente”, in cui si parte da una semplice locuzione, ossia l’obiettivo numero 7 dell’agenda 2030 dell’ONU. Ce ne parla? E’ un libro tecnico?

Non direi tecnico, è un libro divulgativo, che cerca di spiegare alcune cose tecniche, di farle intravedere.  “Obiettivo 7 – Assicurare l’accesso all’energia a prezzi accessibili, affidabile, sostenibile e moderno per tutti”. Clean energy for all, mi piace dirlo in inglese perché la traduzione non riesce a dare il vero senso di cosa significhi energia pulita per tutti. Scomponendolo in modo semplice: “energia pulita” sta per energia prodotta senza carbonio.

Per la prima volta nella storia l’uomo sta operando modificazioni che possono portare alla sua distruzione. Anche senza essere drammatici, consideriamo che ad affermarlo ci sono 197 paesi dell’ONU e 1500 scienziati.

Rimanendo allora sul piano delle premonizioni artistiche, cosa ci dice dell’ultimo brano, “Epitaph” e di quella frase che recita “la confusione sarà il mio epitaffio”? Pensa che ci sia confusione nel nostro di chi dovrebbe prendere decisioni per il bene del Pianeta?

Sì, la confusione è quella che sta regnando in questo momento. Questa splendida e un po’ inquietante frase che ha citato (di un poeta per me non sufficientemente celebrato, Peter Sinfield) ci parla proprio di questo, come sempre anticipando i tempi.

Da un lato c’è la consapevolezza del fatto che l’uomo sia effettivamente causa del suo male, dall’altra si sta continuando ad alimentare una confusione. Una confusione che impedisce di vedere chiaro qual è l’obiettivo e quindi di raggiungerlo.

Le racconto un episodio che mi ha fatto piacere: alla fine di novembre 2021 c’è stata una manifestazione in Confindustria intorno a questo manifesto sulla sostenibilità, con la partecipazione dalle parti sociali, di alcune grandi aziende dell’energia italiana e del Ministero per la Transizione Ecologica.

Ebbene, in quell’occasione ho sentito due campane diverse della stessa famiglia: il ministro della transizione ecologica da un lato e il primo ministro dall’altro che hanno detto due cose opposte. Questo per farle capire la confusione che regna.

A quel punto, come Coordinamento per il comparto energia, abbiamo fatto un comunicato stampa in cui chiedevano chiarimenti sulla strada da prendere. Qualche giorno dopo abbiamo letto sui giornali che come per miracolo sono stati svincolati 350 megawatt di eolico in Italia che stavano lì, nei cassetti, da 4 o 5 anni.

Allora forse conviene andare dritti al punto, dissipare i dubbi?

Esattamente. Conviene dire le cose come stanno e cercare di capire, eliminare la confusione, come ho cercato di fare scrivendo questo libro e dando un minimo di indicazioni su quell’obiettivo, il numero 7.

L’energia non si crea e non si distrugge, questo lo sappiamo da quando siamo piccoli.

Si trasforma. E in ogni processo di trasformazione si perde qualche cosa perché non è possibile conservare lo stesso livello. La trasformazione, non solo in scienza ma anche in filosofia, è la vita. Il vero senso della vita è la trasformazione perché è nella trasformazione che succedono le cose, è nella trasformazione che dobbiamo cercare di non perdere ciò che abbiamo ma anzi, di evolvere di migliorare. È nella trasformazione che la mia vita esiste.

Dico questo perché per me l’energia è la metafora della vita: senza energia non si vive, non solo in epoca tecnologica, ma sempre.

Secondo lei, riguardo le tematiche energetiche, ognuno di noi è un attore partecipe? Oppure ha demandato a qualcun altro?

Questa è una bella domanda, ed è il quesito che mi sono posto scrivendo questo libro. Ebbene la risposta è stata, ed è tutt’oggi: NO.

Ma com’è possibile questo, nonostante l’avvento delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica? C’è una possibilità?

Tra l’altro penso siano due cose che vadano messe insieme – l’efficienza energetica è rinnovabili e le rinnovabili sono l’efficienza energetica – il fatto di tenerle separate fa parte del trend confusionario.

In questo i giovani sono più attenti a non cadere. La Generazione Z ha di bello che si sta riappropriando di una capacità che l’uomo ha sempre avuto: quella di mettere insieme le cose, collegare i puntini, come nella Settimana Enigmistica, gioco che purtroppo abbiamo smesso di fare da quando eravamo piccoli.

Da questo punto di vista, il fatto di vedere le cose nel loro insieme permette all’uomo di riappropriarsi della propria vita.

La transizione ci può aiutare in questo?

Sì, ma non mi piace il termine “transizione”. Come suona, cosa vuol dire?

Significa cambiamento?

Il termine “transizione” può indicare un cambiamento ma anche in peggio. Ad esempio la transizione da uno stato di benessere ad uno stato di malessere. Preferisco parlare di trasformazione, nel senso con il quale stavo cominciando questo discorso.

Una trasformazione positiva è vedere la partecipazione attiva degli individui alla loro stessa vita. Con le rinnovabili e l’energia condivisa si può fare.

Le comunità dell’energia sono un altro pilastro della trasformazione, giusto?

Certamente, di questa visione diversa che deve mettere da parte tutto quello che c’era, ma deve farlo senza ambiguità perché non è più possibile tentare di risolvere i problemi che abbiamo con gli stessi mezzi che li hanno causati. E non è più possibile nemmeno pensare di tagliare in maniera netta con il passato.

Transizione per forza, ma una transizione veloce e urgente. L’accesso all’energia, cioè energia per tutti, è senso e misura della libertà. Da parte nostra accettare questo approccio significa riconquistare la libertà che abbiamo perduto a causa dei sistemi che ci hanno in qualche modo inglobato, e di cui non eravamo neanche responsabili. Fino ad oggi abbiamo utilizzato un’energia che non era nostra, che non sapevamo quanto costasse né di che qualità fosse. Abbiamo utilizzato energia della più sporca, non solo in senso ambientale, ma anche sociale perché estorta con la violenza da paesi che la davano perché poveri.

Tutti i casi più importanti di prelevamento di petrolio sono stati accompagnati dal sopruso da parte di qualcuno che pensava di essere il padrone, nei confronti di quelli che invece ne erano proprietari.

Questa è una vera assurdità, e l’abbiamo fatta. Noi accendevamo la luce con questa energia.

C’è qualche caso in particolare che l’ha portata a questa riflessione?

Ci sono due questioni recenti: Il primo era la COP26 (LA 26° “conference of the parties” della convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, UNFCCC) che a mio avviso non è stata un grande successo, perché è impossibile mettere d’accordo 197 paesi con le loro economie e dinamiche particolari. C’è grande difficoltà nel devolvere quei famosi 100 miliardi di dollari che da 10 anni promettiamo al terzo mondo. 

Lei dice che non arriveranno gli aiuti?

Quali aiuti? Risarcimenti, li chiamerei. 

Non posso “aiutare” chi ho massacrato, devo risarcire quelli che pagano il prezzo più alto per le emissioni senza esserne stati responsabili. Anche questo fa parte della confusione, buttare un po’ tutto nel calderone.

Finchè non risolveremo queste questioni non ci sarà la possibilità di avere quell’energia libera che è l’unica cosa che può rendere veramente libero ciascuno di noi.

E qual è la seconda questione?

La storia del prezzo dell’energia. Su questo non c’è confusione che tenga. I governi possono dire quello che vogliono, ma ognuno di noi è capace di capire che c’è un sillogismo che mette chiarezza su tutta questa storia.

Premesso che ancora non abbiamo visto nulla rispetto a ciò che accadrà nei prossimi mesi. Sarà veramente qualcosa di pesantissimo per le famiglie, le più povere saranno come al solito quelle che pagheranno di più. Mille euro in più di bolletta per le famiglie ricche saranno motivo di tristezza ma non cambiano la vita, ma a chi non arriva a fine mese la cambia eccome.

Qual è la causa dell’aumento dell’energia?

L’unica causa dell’aumento della bolletta energetica, sia elettrica che termica è la commodity, cioè quella che si scambia sui mercati internazionali e che non c’entra niente con il singolo individuo.

Se il gas viene quotato in un certo modo, si porta dietro tutto il resto.

Come possiamo risolvere il problema degli aumenti in bolletta?

L’unico modo è eliminare il gas. Non le voglio dire i numeri perché sono deprimenti, ma se noi avessimo continuato la politica che era cominciata faticosamente a farsi largo alla fine degli anni 2000, e se l’avessimo continuata con lo stesso impegno costante, forse oggi non avremmo parlato di questo. Avremmo avuto il 50% di rinnovabili vere, che invece stanno aumentando sì, ma con una grande fatica.

Bisogna quindi procedere senza più ambiguità verso gli obiettivi in agenda?

Proprio così, procedere dritti! L’unico modo è eliminare la confusione. Per eliminare la confusione e per cercare di andare dritti verso il nostro futuro sostenibile, è necessario che ognuno di noi si proponga singolarmente come attore della propria vita, con l’unico dovere: quello di condividere. Perché, come recita un altro brano di King Crimson, “nessuno può essere un’isola”

Cerchiamo di essere noi i motori della trasformazione, perché ci conviene, perché è l’unica cosa che possiamo fare in una prospettiva futura. Pensi che la Gen Z è già finita, adesso stiamo parlando di quelle successive, dei nostri nipoti.

Next Generation sarà molto impegnativo se non adottiamo un sistema, se non capiamo che è per loro che dobbiamo farlo. Ognuno di noi. E a questo punto si apre una speranza, non bisogna drammatizzare né essere pessimisti. Bisogna fare vincere l’ottimismo della volontà sul pessimismo della ragione.

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